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Comunità energetica rinnovabile: 4 motivi e 7 FAQ per crederci

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Immagina un quartiere dove ogni casa, azienda o scuola produca energia pulita, condividendola con gli altri in un sistema virtuoso e sostenibile. Non è fantascienza, ma una comunità energetica rinnovabile (CER).

Le CER non rappresentano solo una scelta ecologica, ma anche un cambiamento strutturale del modello energetico, fondato sulla condivisione e la responsabilizzazione collettiva.

Grazie alla normativa italiana (decreto legislativo 199/2021 e decreto MASE 411/2023) che recepisce le direttive europee, le CER sono riconosciute come soggetti giuridici autonomi e senza scopo di lucro, la cui finalità primaria è fornire benefici ambientali, economici e sociali a livello locale, piuttosto che ottenere profitti.

Indice dei contenuti

Cos’è una comunità energetica rinnovabile

Una comunità energetica rinnovabile è un’associazione di cittadini, imprese ed enti pubblici che collaborano per produrre, consumare e gestire energia proveniente da fonti rinnovabili, come il sole, il vento o le biomasse. L’obiettivo? Ridurre l’impatto ambientale, abbassare i costi energetici e promuovere l’autosufficienza.

Le CER si basano su un principio semplice ma potente: l’energia non è solo un bene da acquistare, ma una risorsa da condividere.

In una comunità energetica rinnovabile, ad esempio, un condominio con pannelli solari può fornire energia in eccesso alla scuola vicina, mentre un’azienda con un impianto eolico può supportare le famiglie del quartiere. Tutto avviene per mezzo di una rete locale intelligente, gestita sovente con tecnologie avanzate come le smart grids, che ottimizzano la distribuzione dell’energia.

I principi delle CER

Le comunità energetiche rinnovabili si fondano su alcuni principi cardine:

Perché dar vita a una comunità energetica rinnovabile?

Le comunità energetiche rinnovabili offrono i seguenti vantaggi:

1. Sostenibilità ambientale

Utilizzando fonti rinnovabili, le CER riducono le emissioni di CO2 e contrastano il cambiamento climatico. Immagina una piccola città che, grazie a un impianto fotovoltaico condiviso, taglia del 30% le sue emissioni in un anno!

2. Risparmio economico

I membri di una comunità energetica rinnovabile possono abbattere il costo delle bollette, grazie alla produzione locale e alla possibilità di vendere l’energia in eccesso. In Italia, ad esempio, il sistema di incentivi statali rende ancor più conveniente partecipare a una CER.

3. Inclusione sociale

Le CER non sono solo un progetto tecnico, ma un’occasione per rafforzare i legami tra le persone. Pensiamo a un piccolo comune montano, come quello di Tirano in Valtellina, dove cittadini e imprese hanno unito le forze per creare una CER che oggi alimenta oltre 200 famiglie.

4. Indipendenza energetica

In un mondo dove i prezzi dell’energia oscillano, le comunità energetiche rinnovabili offrono una maggiore stabilità, riducendo la dipendenza dai grandi fornitori.

CER e Unione Europea: un binomio vincente

Il concetto di comunità energetica non nasce in Italia, ma è promosso con forza dall’Unione Europea, in particolare attraverso:

La Commissione Europea vede nelle CER un mezzo per democratizzare l’energia, ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e raggiungere gli obiettivi climatici dell’Agenda 2030.

Esempi concreti di successo

Per capire il potenziale delle CER, basta guardare alcuni esempi reali. In Piemonte, la comunità energetica di Pinerolo è un modello virtuoso: grazie a un mix di impianti fotovoltaici e idroelettrici, i membri producono energia sufficiente per coprire il fabbisogno di oltre 500 utenze, con un risparmio medio del 20% sulle bollette. Questo progetto non solo ha ridotto l’impatto ambientale, ma ha anche creato nuovi posti di lavoro legati alla gestione e manutenzione degli impianti.

Un altro caso interessante è quello di Magliano Alpi, in provincia di Cuneo, dove una CER ha coinvolto scuole, municipio e cittadini. Qui, l’energia prodotta viene condivisa attraverso una rete locale e i proventi vengono reinvestiti in progetti sociali, come l’efficientamento energetico di edifici pubblici.

In Germania, il villaggio di Feldheim è diventato famoso per essere completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie a una combinazione di solare, eolico e biogas.

Questi esempi dimostrano che una comunità energetica rinnovabile non è solo un’idea, ma una realtà concreta e replicabile.

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FAQ comunità energetica rinnovabile

1. Cos’è una comunità energetica rinnovabile (CER)?

Una CER è un soggetto giuridico autonomo, costituito da cittadini, enti locali, piccole e medie imprese, associazioni o enti religiosi, che collaborano per produrre, condividere e consumare energia elettrica da fonti rinnovabili a livello locale.

2. Chi può partecipare a una CER?

Possono aderire alle CER persone fisiche, piccole e medie imprese (per le quali la partecipazione non costituisca l’attività principale), enti territoriali e autorità locali, associazioni con personalità giuridica di diritto privato, enti di ricerca e formazione, enti religiosi, enti del terzo settore e di protezione ambientale.

3. Quali sono i vantaggi di una CER?

Le CER promuovono la diffusione di impianti a fonti rinnovabili, contribuiscono alla riduzione delle emissioni di gas serra e favoriscono l’indipendenza energetica del Paese.

4. Come si costituisce una CER?

È necessario costituire legalmente la CER sotto forma di associazione, ente del terzo settore, cooperativa, consorzio o organizzazione senza scopo di lucro, dotandola di una propria soggettività giuridica.

5. Quali incentivi sono disponibili per le CER?

Le CER possono accedere a tariffe incentivanti sull’energia condivisa e a contributi in conto capitale (fondo perduto) fino al 40% dei costi ammissibili, per impianti collocati nei comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.

6. Come si accede ai contributi del PNRR per le CER?

La richiesta di accesso al contributo dev’essere presentata esclusivamente per via telematica entro il 30 novembre 2025, attraverso il portale SPC – Comunità Energetiche e Autoconsumo.

7. Quali documenti sono necessari per ottenere i contributi?

Le fatture devono riportare gli elementi obbligatori di tracciabilità previsti dalla normativa vigente, inclusi gli estremi identificativi del soggetto beneficiario e del soggetto che emette la fattura, il codice CUP e, ove applicabile, il codice CIG, il titolo del progetto ammesso al finanziamento e la dicitura “Progetto da finanziare con fondi PNRR – Iniziativa Next Generation EU”.

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