sostenibilità ambientale

Sostenibilità ambientale tra storia, Agenda 2030, Green Deal e città dei 15 minuti

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La sostenibilità ambientale è un concetto chiave per il nostro pianeta e chi verrà dopo di noi; si riferisce alla capacità di mantenere l’equilibrio degli ecosistemi naturali nel lungo periodo. Come? Utilizzando le risorse della Terra in modo consapevole e responsabile e riducendo, ad esempio, le emissioni di gas serra.

Cosa significa, però nello specifico, sostenibilità ambientale? Come possiamo contribuire a promuoverla? Perché dovremmo farlo? Continua a leggere per scoprirlo!

Indice dei contenuti

Cos’è la sostenibilità ambientale in breve?

La sostenibilità ambientale è la capacità di soddisfare i bisogni della popolazione attuale senza compromettere la possibilità, da parte delle prossime generazioni, di poter fare altrettanto (definizione del 1987 della Commissione sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite). Rispetto all’epoca fordista, implica un cambio di paradigma, traducibile in una promozione continua delle pratiche ecologiche.

Che cosa si intende con sostenibilità ambientale?

Negli anni ‘80, l’economista Herman Daly disse quali dovevano essere le caratteristiche di un sistema sostenibile. La teoria, nota come “Herman Daly’s three rules”, ritiene che:
  1. per un uso sostenibile delle risorse il ritmo di utilizzo dovrebbe essere inferiore alla velocità con la quale si rigenerano;
  2. l’esaurimento delle risorse non rinnovabili dovrebbe essere compensato dal passaggio a risorse totalmente rinnovabili;
  3. per un tasso di emissione degli scarti e dei rifiuti sostenibile, il ritmo con il quale questi vengono prodotti non dovrebbe superare il tempo che la natura impiega a smaltirli.

Storia del concetto di sostenibilità ambientale

Il concetto di sostenibilità non è una novità, ma ha origini molto più antiche. In un suo saggio, Jacobus Du Pisani, professore di Storia alla North-West University di Potchefstroom (Sud Africa), afferma che alcuni filosofi (come Platone e Plinio il Vecchio) ne parlavano già tra il V e il I secolo a.C. I filosofi erano consapevoli del danno provocato all’ambiente dalle attività umane e, quindi, dibattevano sulle pratiche per tutelarne “l’eterna giovinezza”.

Con le rivoluzioni industriali, piuttosto, si diffuse l’idea che il progresso tecnologico portasse l’umanità verso una mitica “età dell’oro”. Col tempo però emersero anche alcune perplessità e preoccupazioni riguardo alle conseguenze ambientali e sociali di uno sviluppo incontrollato.

Ne sono esempio i saggi che trattano di questi argomenti nel XVIII secolo. Tra i molti, citiamo “Sylvicultura Oeconomica” scritto da Hans Carl von Carlowitz, nel 1713, al cui interno appare per la prima volta il termine “uso sostenibile”, che l’autore adopera per indicare la necessità di sostituire gli alberi tagliati con alberi nuovi.

In quegli anni, inoltre, parecchie pubblicazioni toccarono temi simili, come “An Essay on the Principle of Population” di Thomas Malthus (1798). Nell’opera, l’economista inglese espose il problema dell’eccessiva crescita demografica rispetto alle risorse allora disponibili.

Lo sviluppo non può continuare in eterno

L’idea che occorra regolare lo sviluppo emerge nel 1969, quando si parla per la prima volta di sviluppo sostenibile in un documento ufficiale, firmato da 33 Paesi africani.

Quello stesso anno, gli Stati Uniti istituirono l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA), le cui linee guida hanno influenzato le prime teorie ambientali, al livello globale.

Nel 1992 invece, alla Conferenza ONU di Rio de Janeiro, la definizione di sostenibilità ambientale contenuta nel Rapporto Brundtland delle Nazioni Unite del 1987, venne ampliata includendo anche i concetti di giustizia ed equità sociale.

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Dall’Agenda 21 all’Agenda 30

I concetti già menzionati sono racchiusi nell’Agenda 21, un documento adottato nel 1992 da 170 Paesi per definire le linee guida dello sviluppo sostenibile dei primi anni 2000.

Nel 2015, l’Agenda 21 viene sostituita dall’Agenda 2030, un documento sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU.

Il documento delinea 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, anche chiamati Sustainable Development Goals (SDGs), da raggiungere entro il 2030.

Gli obiettivi dell’Agenda 30 hanno validità globale e riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e tutte le componenti della società, dalla pubblica amministrazione (PA) ai privati, fino alle industrie.

Obiettivi perseguiti dalla sostenibilità ambientale

Gli obiettivi principali a cui mira la sostenibilità ambientale sono:
Riassuntivamente, la sostenibilità ambientale cerca di bilanciare le necessità umane con la protezione dell’ambiente.

Il Green Deal europeo

Anche l’Unione Europea ha rivisto la propria strategia di crescita, adottando una politica volta ad accelerare la transizione ecologica. Queste politiche prendono il nome di Green Deal, letteralmente “accordo verde”.

L’obiettivo del Green Deal, adottato dalla Commissione Europea il 14 luglio 2021, è quello di ricostruire la società europea post-pandemica in ottica green.

Green Deal in breve

L’Europa vorrebbe divenire il primo continente a impatto climatico zero; la deadline è fissata al 2050. Entro il 2030, invece, mira a ridurre del 55% le emissioni di gas serra. Per farlo, si avvantaggerà di strumenti amministrativi e non, incentivi e azioni mirate.

L’obiettivo resta comunque molto ampio: il Green Deal, nella fattispecie, intende creare anche nuovi lavori, direttamente connessi all’ecologia, alla salute e al benessere dei cittadini.

Il modello “15 minutes city”, un modo alternativo di vivere la città

Far diventare le città green richiederà anche un nuovo modo di pensare. Si parla, in proposito, di “città dei 15 minuti”, chiamate così perché idealmente tutto ciò di cui hai bisogno è a massimo 15 minuti a piedi da te.

Si tratta di un modello urbanistico in cui ogni quartiere è una cellula completamente autonoma; un modello che permette di valorizzare il territorio e creare legami con altri cittadini nella propria zona di residenza.

In Italia i primi esperimenti sono stati condotti a Milano, Napoli, Roma e Catania, dove sono stati avviati progetti pilota di riqualificazione urbana, che hanno rilanciato intere periferie.

Gli indicatori di sostenibilità ambientale

Nel 1990, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) elaborò i primi indicatori di sostenibilità ambientale. D’allora, con l’ausilio degli Stati membri, questi indicatori sono stati sempre aggiornati e migliorati. Eccoli:

Core environmental indicators (CEI)

Gli indicatori ambientali di riferimento servono a monitorare i progressi nell’ambito della sostenibilità ambientale.

Key environmental indicators (KEI)

Gli indicatori ambientali chiave vengono selezionati tra i core environmental indicators: aiutano a guidare le politiche ambientali e a informare la cittadinanza.

Sectoral environmental indicators (SEI)

Ogni sectoral environmental indicator si concentra su un settore specifico, con lo scopo d’integrare le preoccupazioni ambientali nelle politiche settoriali.

Indicators derived from environmental accounting

Gli indicatori derivati dalla contabilità ambientale ottimizzano la gestione delle risorse economico-finanziarie.

Decoupling environmental indicators (DEI)

Gli indicatori ambientali di disaccoppiamento valutano l’intensità della pressione in rapporto alla crescita economica.

Ciascun indicatore fa riferimento ad alcuni elementi chiave, come il cambiamento climatico, la qualità dell’aria, le risorse di acqua dolce, i rifiuti materiali, le risorse biologiche e la biodiversità.

L’AI salverà il pianeta?

L’intelligenza artificiale (AI o IA) può rilevarsi una valida alleata della sostenibilità ambientale. Ad esempio, nella ricerca delle risorse per le smart city del futuro o nella riduzione degli sprechi delle città odierne. 

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communication tratta proprio di questo argomento. Secondo il gruppo di ricercatori l’AI potrebbe svolgere da ruolo chiave per raggiungere il 93% degli obiettivi stabiliti dall’Agenda 2030.

Tuttavia, come ben sappiamo, utilizzare l’AI comporta anche dei rischi; pertanto, sarà necessario uno sforzo normativo nell’ottica di una supervisione alla tecnologia. «In caso contrario – sottolineano gli studiosi – potrebbero verificarsi lacune nella trasparenza, nella sicurezza e negli standard etici».

Sviluppa con noi un progetto green, sii parte del cambiamento

IPPO Engineering, costola di IPPOCRATE AS, ormai da anni è impegnata nella lotta al cambiamento climatico. Con il nostro centro di ricerca PMF Research ci battiamo ogni giorno per tenere in equilibrio il pianeta.

Le sfide da vincere sono tante, ma insieme possiamo farcela. Contattaci per ideare un progetto che riguardi la sostenibilità ambientale. Chiama ora (0954683879) o inviaci un’e-mail tramite il modulo qui in basso.

La sostenibilità ambientale richiede azioni immediate, sii parte del cambiamento.

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